Il progetto prevede l’utilizzo di un’ala dei casali da rigenerare nella periferia est della Capitale

Un commissariato di polizia ed un museo dentro la “Certosa Inclusiva” a Castelverde B4. Non è solo un annuncio visto che, da quanto si apprende, c’è molto di concreto. Venerdì 6 ottobre si è tenuto nel VI municipio un consiglio straordinario sulla sicurezza. Nel corso dell’incontro, al quale hanno partecipato anche tantissimi cittadini, non sono emerse novità importanti per quanto riguarda le difficoltà, ben note, dei quartieri delle Torri, interessati di recente da un nuovo blitz anti spaccio. A fare un “coup de theatre” ci ha pensato il presidente Nicola Franco il quale, proprio per rispondere al problema sicurezza, ha annunciato la sua intenzione di far realizzare un commissariato a Castelverde B4. Tutti hanno pensato che la sede ideale sarebbe all’interno di quella che, nei progetti, dovrebbe diventare la prima smart city inclusiva d’Europa.

La Certosa Inclusiva

Bisogna però andare con ordine e spiegare cosa è la Certosa Inclusiva. L’idea nasce con l’aps “Generazione e Futuro” del presidente Antonio Palladino. “Sono un papà che viva in una famiglia con fragilità da 27 anni” racconta a RomaToday spiegando la genesi di questa idea rivoluzionaria. Parliamo di un progetto da 80 milioni di euro, tutto finanziato senza andare a chiedere nulla al Campidoglio, che andrebbe a recuperare dei casolari su terreni comunali a Castelverde, oggi abbandonati e ricettacolo di degrado e criminalità.  L’idea è del 2017 ma un primo passaggio importante arriva nel 2018 quando viene individuato un terreno comunale dove realizzare le opere.

Il progetto

Parte, quindi, il lungo iter burocratico, ad oggi il vero ostacolo per vedere nascere la Certosa Inclusiva che rappresenta, a tutti gli effetti, un’occasione unica per Castelverde B4. “Parliamo di 200 mila quadrati totali, con quattro casali da mille e 400 metri quadri complessivi e che verranno rigenerati. Nel progetto si prevede la realizzazione di 38 mila 400 metri quadrati di nuove strutture oltre ad un paro sportivo attrezzato, orti urbani, spazi per l’agricoltura”. Il tutto pensato utilizzando le più moderne tecniche di edilizia green e, ribadiamo, a costo “zero” per il Comune di Roma.

“La Certosa sarà anche autosufficiente dal punto di vista energetico – riprende Palladino – con un impianto fotovoltaico e agrivoltaico. La mobilità sarà solo elettrica e la zona completamente plastic free”. Al progetto hanno partecipato tantissimi soggetti, come l’università di Tor Vergata che ha effettuato alcuni studi per capire l’impatto sociale sui territori. Ci sono anche i privati, come Enel X, che hanno già dato il loro assenso a contribuire alla realizzazione della Certosa.

Durante e dopo di noi

Questo spazio sarà pensato soprattutto per le persone fragili. Ci saranno abitazioni dove ospitare i disabili e le loro famiglie ma non solo. È previsto anche un asilo, una casa famiglia e centri per l’avviamento al lavoro. A regime, la Certosa potrebbe ospitare fino a 1084 soggetti deboli, di cui 600 circa giornalieri e il resto che vivrebbe direttamente a Castelverde. Verrebbero inoltre creati ben 590 posti di lavoro.

L’iter burocratico

Dopo la presentazione del progetto di fattibilità nel 2019, il Comune di Roma convoca nel 2020 la conferenza dei servizi preliminare che si chiude, nel 2021, con esito positivo. A quel punto, si attendeva “solo” la conferenza dei servizi decisoria per procedere. Alcune lungaggini hanno però dilatato i tempi. Arriviamo, quindi, a febbraio 2023 quando l’associazione presenta il progetto definitivo e la richiesta di apertura della conferenza. Da allora il silenzio.

Il nuovo commissariato

L’iter del progetto sembra fermo ma, come anticipato, venerdì scorso è arrivato un assist che potrebbe sbloccare le procedure. Nicola Franco, intervenendo durante il consiglio straordinario sulla legalità e sicurezza, ha detto che vuole proporre diverse soluzioni per il commissariato a Castelverde. Se dovesse essere “scelta” la Certosa, i militari potrebbero ricevere, a titolo gratuito, un’area da 5 mila e 600 metri, con un commissariato di quasi 2 mila metri quadri, oltre ad un museo dedicato alle forze dell’ordine. Una proposta che, ovviamente, ha trovato il favore dei cittadini e che, in teoria, potrebbe dare nuovo slancio all’iter burocratico.

fonte (www.romatoday.it)

Nella mattinata odierna, gli agenti del Commissariato di Torre del Greco, nell’ambito dell’attività di prevenzione e repressione dei reati in genere, hanno rinvenuto, in via Litoranea, l’effigie in bronzo con rilievo dell’eroico Questore di Fiume Giovanni Palatucci, esposto presso la struttura Comunale di Torre del Greco “Complesso La Salle”.
In particolare, la stessa era stata rubata la scorsa domenica ed è stata ritrovata dai poliziotti avvolta in un panno di cotone bianco in un vano sottostante la strada ferrata dell’Ente Ferrovie dello Stato.
Il rilievo di bronzo verrà riconsegnato alle autorità comunali per essere ricollocato presso il Complesso Comunale.

fonte (www.poliziadistato.it)

Il raid criminale scoperto dal professore Antonio Borriello: «Schiaffo alla memoria e alla storia» di Alberto Dortucci

TORRE DEL GRECO. Sfregio alla memoria del questore-eroe: vandalizzato il monumento di Giovanni Palatucci all’interno del parcheggio del complesso La Salle e rubato il prezioso bassorilievo in bronzo realizzato dallo scultore Vincenzo Borriello.

L’ultimo assalto criminale all’ombra del Vesuvio è andato in scena nel popoloso quartiere Sant’Antonio, già teatro di diversi raid teppistici – l’ultimo in ordine di tempo ha distrutto una panchina in marmo alla rotonda della chiesa – fino a oggi «ignorati» dalle forze dell’ordine del territorio.

Stavolta, a finire al «centro delle attenzioni» di una banda di ladri è stata la stele dedicata al questore di Fiume – all’epoca del primo mandato da sindaco di Ciro Borriello – e lentamente abbandonata al degrado e all’incuria.

Approfittando dell’assoluta mancanza di vigilanza in zona, i malviventi sono riusciti a sradicare il bassorilievo in bronzo dalla stele – distrutte le staffe in acciaio con cui era stato ancorato al monumento – e a scappare via con il prezioso «bottino».

Il furto è stato scoperto nel pomeriggio di venerdì dal professore Antonio Borriello, inizialmente attirato  dai cumuli di spazzatura sversati davanti all’omaggio al questore-eroe. Poi l’amara scoperta. «Non saprei dire se la pregiata opera è stata trafugata oppure altro – il racconto dello stesso Antonio Borriello – In ogni caso, il monumento è letteralmente offuscato da arbusti, erbacce e sporcizia nonché assediato dalla perenne sosta selvaggia delle auto. Una condizione insopportabile, una grave offesa alla memoria di uno straordinario poliziotto, fulgido esempio di altruismo e un autentico servitore dello Stato».

Una storia calpestata prima dalle istituzioni e ora dai teppisti-ladri. «L’esempio di Giovanni Palatucci, pronto a sacrificare la propria vita per salvare migliaia di perseguitati ebrei durante la seconda guerra mondiale, doveva essere tramandata alle future generazioni e non solo – conclude Antonio Borriello -. Invece, tale nobile testimonianza è stata nuovamente offesa. Nel parco a lui dedicato, oltre all’evidente abbandono e incuria, oggi non c’è più l’effigie di Giovanni Palatucci. Auspico che le competenti autorità a vario titolo possano intervenire con tempestività e ridare lustro e decoro alla memoria del questore-eroe».

fonte (www.metropolisweb.it)